New York contro Uber. I guai di Uber a New York non arrivano solo dalla politica ma anche da New York State Unemployment Insurance Appeal Board.

Fa sempre effetto quando una delle città simbolo del liberismo americano decide di mettere mani su un settore economico. Già la scorsa settimana avevamo visto la stretta di De Blasio su Airbnb. E’, comunque, inevitabile constatare che il servizio di  Carsharing è in concorrenza con quello dei Taxi. Il Carsharing ha una struttura organizzativa e una regolamentazione diversa da quello dei tassisti ma ha in comune lo stesso cliente. Le tariffe ridotte che il Carsharing è in grado di offrire, hanno scatenato  le proteste dei tassisti un po’ in tutte le metropoli del mondo. Oramai il confine tra servizio di Taxi e quello di Carsharing è praticamente scomparso.

A New York il fenomeno ha raggiunto dimensioni preoccupanti. Non parliamo solo di Uber, bensì anche delle altre due piattaforme Lyft e Via. Secondo la Taxi and Limousine Commission, il settore del Carsharing in 5 anni ha raggiunto la quota di 100000 veicoli immatricolati. Via via sono andati, invece, diminuendo gli iconici taxi gialli. Negli ultimi mesi 6 tassisti si sono suicidati per difficoltà finanziarie.

Sull’onda del fenomeno, l’amministrazione comunale ha deciso di varare una serie di norme  volte principalmente a ridurre la congestione del traffico e ad aumentare gli stipendi dei conducenti sulla scia della crescita esplosiva dei veicoli noleggiati.

 

New York contro Uber: La sentenza di New York State Unemployment Insurance Appeal Board

 

Come se non bastasse i guai di Uber a New York non finiscono qui. La New York State Unemployment Insurance Appeal Board  ha riconosciuto lo status di dipendenti a tre ex tassisti di Uber. L’istituto è una sorta di corte a cui si possono appellare i dipendenti se il datore di lavoro non paga i contributi o commette altre irregolarità, nella fattispecie lo status di lavoratore dipendente è stato riconosciuto per i contributi per l’assicurazione contro la disoccupazione.

La conseguenza è che però ora Uber, dovrà versare i contributi non solo ai tre ex autisti ma anche a tutti coloro che saranno licenziati in futuro.  I cosiddetti ” quasi dipendenti” di Uber sono a 65000 nella sola New York.

Dal canto suo, Uber si rivolge ai suoi utenti, spiegando loro che le decisioni prese avranno delle ripercussioni in termini di costo sul servizio, di tempi di attesa più lunghi e minor servizi nelle periferie della città in quanto il servizio segue il flusso della domanda che a New York è maggiormente presente a Manhattan.

 

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