Pubblico contro privato o semplice tentativo di regolamentazione? Staremo a vedere, intanto l’Europa ha presentato il suo primo pacchetto di regole per Airbnb e le piattaforme dedicate agli affitti brevi.

Anzichè stabilire regole di ampio respiro la Commissione Europea pare si concentri su alcuni aspetti specifici: vuole che le piattaforme condividano dati aggregati su chi utilizza la piattaforma, dove soggiorna e per quanto tempo.

Se approvate le nuove regole per Airbnb, significa che i portali dedicati al business degli affitti brevi dovranno fornire dati sulle prenotazioni ai rispettivi governi nazionali, quasi in tempo reale. La tesi della UE è che la condivisione di dati tra autorità e piattaforme possa aiutare le amministrazione locali ad affrontare il flusso di turisti e l’impennata degli affitti delle case.

 

Piattaforma per raccolta dati

 

Il co-fondatore Nathan Blecharczyk aveva dichiarato a Politico che Airbnb nel 2020 ha lanciato un portale sulla sua piattaforma per raccogliere le entrate fiscali e condividere i dati con i governi.

Dovevamo impegnarci effettivamente con i nostri stakeholder, in questo caso i governi, tanto seriamente quanto ci impegniamo con i nostri ospiti e host“, ha poi affermato.

 

Tasse di soggiorno

La riscossione della tassa di soggiorno è stata una delle prime aree in cui Airbnb e le città hanno sfruttato alcuni dei dati della piattaforma per scopi pubblici.

Abbiamo tutti i dati, giusto? Sappiamo chi sono gli host, sappiamo quante notti vengono prenotate“, ha spiegato Blecharczyk. “Siamo in grado di mettere da parte i soldi e quindi girarli mensilmente in un’unica soluzione al governo competente“. Airbnb ha annunciato di aver raccolto 6 miliardi di dollari di entrate fiscali in questo modo.

La riscossione delle tasse è ora integrata in una piattaforma più grande: City Portal. E’ utilizzata da 300 autorità locali in tutto il mondo. La dashboard online aiuta le città con problemi come la riscossione della tassa di soggiorno, l’acquisizione di informazioni turistiche e permette il collegamento tra le forze dell’ordine e il i team di supporto di Airbnb.

È un approccio tecnologico a un problema normativo: costruire una piattaforma e ridimensionarla.

Ci arriviamo con una mentalità di prodotto“, ha affermato Blecharczyk, aggiungendo che è necessario per affrontare le preoccupazioni normative in tutto il mondo. “Per noi è il modo in cui dobbiamo affrontare le cose perché siamo in 100.000 paesi e città diverse”.

 

Condivisione dati tra portali e Eurostat

 

La proposta della Commissione è simile a un accordo di condivisione dei dati che Airbnb ha stretto nel 2020 con Eurostat assieme a Expedia, Booking.com e TripAdvisor. All’inizio di ottobre, Eurostat ha riferito che nella prima metà di quest’anno gli ospiti hanno trascorso circa 199 milioni di notti in alloggi in affitto a breve termine prenotati tramite i suddetti portali.

 

Armonizzazione delle registrazioni in tutta UE

 

In merito alle regole per Airbnb e le piattaforme di affitti brevi, la Commissione europea vuole procedere decisa ma a piccoli passi. I funzionari dell’UE vogliono essere chiari, anzitutto, su un punto: spetta ancora alle città e alle regioni decidere come sviluppare il turismo nelle loro aree. Il commissario per il mercato interno Thierry Breton ha messo in guardia dal porre “un onere eccessivo o arbitrario sugli host”.

La bozza sulle regole per Airbnb prevede una procedura di registrazione comune per gli host, stabilendo una base per ciò che già esiste in 22 paesi dell’UE. Il ramo esecutivo dell’UE suggerisce un numero di registrazione univoco per gli host. L’onere per le aziende è piuttosto leggero: dovranno progettare i loro siti in modo tale che il numero possa essere visualizzato e le autorità possono ordinare loro di rimuovere quelli senza un numero di registrazione valido.

Le società hanno persino esercitato forti pressioni affinché tale registrazione armonizzata sostituisse le “regole locali frammentate e sproporzionate” che gli host devono affrontare.

Sulla base del registro, le piattaforme dovranno condividere i dati per paese dell’UE sul numero di notti in cui un’unità è stata affittata e sul numero di ospiti per unità. Non è chiaro se questo vada oltre l’iniziativa City Portal di Airbnb e il patto Eurostat.

La condivisione dei dati non è il problema. Blecharczyk di Airbnb era più preoccupato che le tutte aziende di affitti brevi fossero trattate allo stesso modo. “Se condividiamo i nostri dati, ma altri soggetti no, questo ci mette in uno svantaggio competitivo“.

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