Sharing Economy e Digital Insurance. Scopriamo i nuovi prodotti assicurativi hi-tech dedicati al mondo della Sharing Economy
Oggi parliamo di uno nuovo tema quello della Sharing Economy e la Digital Insurance. Pensate se ci fosse la possibilità di assicurare per il solo lasso di tempo necessario tutto ciò che state utilizzando in un dato momento? La bici, gli sci, gli strumenti musicali, macchina fotografica… Son sicuro che sarebbe interessante per le compagnie di Sharing Economy ma non solo anche a voi stessi interesserebbe. Non è una fantasia, c’è chi lo fa da diverso tempo, vi illustreremo chi è anche grazie al loro divertentissimo video di presentazione.
Sharing Economy e assicurazioni
Ma procediamo con ordine. I servizi di Sharing Economy, come qualsiasi altra attività commerciale, necessitano per il loro normale svolgimento di coperture assicurative. La maggior parte delle polizze tradizionali non copre l’uso a terzi del proprio immobile o del proprio veicolo che di fatto è il nocciolo su cui poggia l’intero sistema dalla Sharing Economy. Tanto più questo problema si rileva anche nella Gig Economy, la cosiddetta economia dei lavoretti, in cui ciascun ciascun Gig workers non ha alcuna copertura assicurativa per danni a cose o a terzi durante la sua prestazione di servizio.
Digital Insurance
Se la nuova frontiera per le assicurazioni è la Sharing Economy e la Gig Economy la strada da percorrere appare sempre più quella della Digital Insurance. Avevamo già ipotizzato l’uso degli Smart Contract e della Blockchain nel mondo della Sharing Economy e i nuovi servizi della Digital Insurance sembrano rispondere appieno alla necessità di avere un prodotto flessibile e ritagliato su misura per gli utenti delle piattaforme di condivisione. Attualmente le comapagnie che operano nel Digital Insurance sono diverse e ui di seguito utilizziamo la tabella elaborata da Sharetribe:
Metromile
Una delle aziende che scommette particolarmente sulla Sharing Economy è Metromile. Il nome stesso ci dice già che la compagnia assicurativa è in grado di confezionare polizze auto dove si paga per miglio cioè per quanto effettivamente si consuma. Metromile è particolarmente usata nel bike sharing e ha come partner chiave Uber.
Marsh e Evident
Ancor più sorprendente appare il progetto del broker assicurativo Marsh in collaborazione con data-security company Evident rivolto ai lavoratori della Gig Economy. Come già spiegato in precedenza, uno dei maggiori problemi del settore, è la copertura assicurativa dei lavoratori. Per eventuali danni a terzi o a cose non c’è copertura assicurativa. La nuova piattaforma assicurativa viaggerà su IBM Blockchain Platform e open source Hyperledger. L’accordo è stato stilato a Maggio 2018 con target di ingresso sul mercato nel 2019.
SafeShare Insurance
Altra realtà molto interessante è quella della londinese SafeShare. Nata nel 2016 sfruttandola tecnologia blockchain, si considera la prima piattaforma ad aver creato servizi rivolti alla sharing economy. Attualmente la principale partnership è con Vrumi, la Airbnb degli spazi di lavoro condivisi.
Slice
La newyorchese Slice è particolarmente focalizzata sull’homesharing e il ridesharing. Il loro motto è semplice e chiaro “on-demand insurance for on-demand economy”. Anch’essa attiva dal 2016 ha iniziato a creare prodotti ad-hoc per l’home sharing, destinati direttamente a chi decide di offrire i propri immobili per affitti brevi, tramite le piattaforme di Airbnb, HomeAway, OneFineStay and FlipKey. Il prodotto assicurativo copre per tutto il periodo che l’utente affitta l’alloggio e indicativamente dovrebbe avere un costo che va dai 4 ai 7 dollari a notte. Da più di un anno Slice è attiva nel mondo del ride sharing e quindi si rivolge ai conducenti di piattaforme come Uber e Lyft.
TROV
Inoltre, Trov, è riuscita sin da subito a stringere collaborazioni e alleanze con altre compagnie del settore da Axa a Munich Re.
Ciò che in questa fase storica accomuna le diverse aziende che operano nella Digital Insurance è il dialogo con le compagnie tradizionali. Le compagnie tradizionali sembrano aver capito che queste aziende possono essere degli alleati utili per battere nuovi segmenti di mercato e per riorganizzare in modo efficiente il proprio business e così sottoscrivono accordi e investono nelle start up.