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Google contro Uber. Sarà l’inizio di un nuovo scontro?

Google ha chiamato in causa Uber per “appropriazione indebita di  segreto commerciale, violazione di brevetto e concorrenza sleale”.  Siamo di fronte a uno scontro fra titani?

Google e Uber, nell’immaginario collettivo, appaiono come due aziende lontane e diverse, ma mai come oggi sono state così concorrenti. La rivalità tra i due sta crescendo molto e di recente Google ha addirittura chiamato in causa Uber, di fronte alla corte federale di San Francisco, per “appropriazione indebita di  segreto commerciale, violazione di brevetto e concorrenza sleale“.   Ma come è possibile?

Quando pensiamo a Google, infatti , la prima cosa che ci viene in mente è il famoso motore di ricerca ma non solo, come ben sappiamo, offre  un’infinità di servizi on line tra cui il sistema operativo Android, Youtube, Gmail, Google Maps.

Uber invece è l’azienda che offre servizio di trasporto automobilistico privato a metà fra il noleggio auto con conducente e il taxi.
Vista così ci sembrano due aziende che hanno davvero nulla a che vedere l’uno con l’altra.

 

Negli ultimi mesi assistiamo invece ad una serie di invasioni di campo reciproche.

 

Google da sempre è abituata ad allargare il proprio raggio d’azione operando in settori diversi.  Tra i suoi progetti , da tempo, ha iniziato a dedicarsi alla mobilità.

Uber, invece, vuole essere il punto di riferimento a livello mondiale della mobilità e per farlo ha bisogno di creare da sé tecnologie che rivoluzionino il settore. La società dal 2009 a oggi non ha mai prodotto utili proprio perchè il suo piano di investimenti è massiccio e finalizzato  a ottenere all’azienda il primato nel settore.

Ma procediamo con ordine, al momento non possiamo non notare che lo scontro verte su 3 livelli diversi: car-pooling, maps, guida autonoma.

 

 

Car-pooling

Tutti conosciamo Uber. Nato nel 2009, il servizio prevede la presenza di driver che con il loro mezzo offrono passaggi agli utenti dietro il pagamento di un corrispettivo. Il sistema di calcolo della tariffa è simile a quella dei taxi, in base quindi alla distanza percorsa o al tempo trascorso, con la differenza, però, che può essere applicato un coefficiente che aumenta o diminuisce l’importo in base alla domanda e all’offerta del servizio al momento in cui viene effettuata la richiesta.
Uber ha dato anche vita al car-pooling creando Uberpop  che è un servizio di scambio di passaggi tra privati . In entrambi i casi il pagamento viene effettuato direttamente all’azienda.

Nel 2015 Google in via sperimentale ha dato il via, nella Baia di San Francisco e a Israele, al sistema di car-pooling attraverso la sua app Waze Rider. Per ora i risultati sono buoni, come dichiarato dal presidente di Waze, Noam Bardin. 150.000 iscritti come conducente, anche se solo una piccola parte effettua il servizio. Pare che il servizio sia decisamente più economico rispetto a Uber. Jack Chin, 44 anni, general manager di una tv di San Francisco ha rivelato in un intervista al Wall Street Journal, di aver percorso il tragitto Oakland – centro di San Francisco spendendo 4,50 dollari contro 10,57 di Uber.

Waze Rider nasce in realtà come app navigatore e ha una forte componente di community per cui gli utenti sono invogliati a inviare segnalazioni sul traffico e a interagire tra di loro. Questo aspetto ha senz’altro fatto in modo che il passo successivo fosse che gli utenti che frequentano lo stesso tragitto si organizzassero per scambiarsi passaggi. Il compenso si aggira intorno ai 30-35 centesimi per Km. Una via di mezzo fra BlaBlaCar e Uber che senz’altro rosicchierà quote a Uberpop e a Uber stessa.

 

Maps

Tutti conosciamo Google Maps. Come sappiamo ha rivoluzionato il settore delle mappe offrendo un servizio on line di mappatura che lo ha reso di fatto il navigatore più utilizzato al mondo. La mappatura pur essendo molto estesa non copre diverse zone del globo come mostrato da Google nell’apposita pagina.

14 Febbraio 2017, Uber a Singapore ha fatto partire il suo progetto pilota di mappatura delle strade. Sensori e videocamere sono state applicate alle vetture dei driver della rete. Quindi mentre il driver svolgono il loro quotidiano lavoro di trasporto, la vettura raccoglierà per Uber una serie di dati sulle strade percorse permettendogli di avere mappe dettagliate e sempre aggiornate. In questo modo l’azienda può svincolarsi dal servizio da Maps di Google e affinare la mappatura andando in zone dove ancora non esistono mappe.

Due piccioni con una fava.

Il progetto pilota si estenderà ad altri paesi come Stati Uniti, Messico, Canada, UK, Sud Africa e Australia. Per ora pare che Uber non renderà pubblici i dati raccolti ma chissà che in futuro non si traduca in opportunità di business per l’ex start-up di San Francisco.

 

Guida autonoma

Google dal 2009 lavora sull’Autopilot attraverso la Waymo, società creata dal gruppo per lo studio di auto che si guidano da sole e altri servizi legati alla mobilità. Alcuni dipendenti della Waymo tra cui il team manager Lewandoski nel 2016 si sono licenziati per creare la start up Otto.

Uber nel 2016 ha acquistato la Otto di Lewandoski per 680 milioni.

Febbraio 2017 Google chiama in causa Uber davanti alla corte federale di san Francisco accusandola di “appropriazione indebita di  segreto commerciale, violazione di brevetto e concorrenza sleale”.

Pare, infatti, che Lewandoski abbia sottratto alla Waymo 14 mila file confidenziali riguardanti la progettazione delle Autopilot. Secondo Google l’azione era pianificata  e infatti ha addirittura intimato a Otto e a  Uber di far cessare ogni utilizzo della tecnologia «rubata».

 

La rivoluzione della guida automatica 

 

La guida automatica è destinata a rivoluzionare la mobilità dei cittadini. Moltiplica la versatilità di un veicolo. In una famiglia tipo a oggi vediamo una vettura per componente, in futuro la stessa vettura potrà invece accompagnare il marito al lavoro per poi tornare a casa da sola e accompagnare i figli a scuola, la moglie al lavoro… In altre parole sarà sufficiente una vettura per nucleo famigliare.

Addirittura una vettura potrebbe rientrare in un circuito di car sharing e quindi mentre non la si usa diventerebbe fonte di reddito.

Ovviamente in un contesto del genere l’innovazione tecnologica da sola non è sufficiente ma occorre che ci sia qualcuno che gestisca il traffico delle vetture. Un business del genere fa gola  a molti e arrivare prima degli altri significa avere un vantaggio competitivo enorme.

La visione di Uber

Uber, infatti, da diverso tempo sta progettando di sostituire i suoi driver con piloti automatici. Nell’ottobre 2016 sono partiti a Pittsburgh i test per la guida senza pilota. L’obiettivo è quello di arrivare ad avere una flotta automatizzata coordinata da una centrale operativa.  Il servizio sarebbe talmente all’avanguardia da rivoluzionare l’intero settore della mobilità.

E’ davvero interessante invece constatare come un gigante come Google rivolga il suo sguardo verso la mobilità e che lo faccia utilizzando modelli di sharing economy.

Più in generale tutto il settore è in gran fermento,  il noleggio con conducente, il car-pooling e il car sharing  sembrano invece i modelli  a cui guardano i grandi gruppi per gestire la commercializzazione e l’utilizzo del prodotto.

Se non ci limitiamo  a guardare la rivalità fra i due giganti in termini di cause milionarie e di guerra al brevetto, credo questa situazione porti invece a un’evoluzione del settore dove ciascun giocatore può dare il suo contributo.

Una curiosità. Quando Uber non era ancora un’azienda da 5,5 miliardi di fatturato (2016) era come molte start up alla ricerca di fondi. Chi diede 258 milioni a Uber? Pensate un po’ fu proprio Google. Chissà se oggi lo rifarebbe?

 

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