A partire dal 1° gennaio 2025, Atene vieta Airbnb e gli affitti brevi per un anno. Questa decisione mira a contrastare una crisi abitativa che ha reso sempre più difficile per i residenti trovare case accessibili. La moratoria si applica a nuovi contratti di affitto e sospende molte licenze già in essere.

Questa misura è stata adottata dopo che, tra il 2018 e il 2023, gli affitti brevi hanno registrato un aumento del 150%. Il boom delle piattaforme come Airbnb ha causato una contrazione nel mercato degli affitti a lungo termine. I residenti hanno visto crescere vertiginosamente i canoni di locazione, spingendo il governo ad agire con urgenza.

Durante l’anno di moratoria, le autorità valuteranno l’impatto di questa misura e studieranno regolamenti mirati. Gli obiettivi includono sia il recupero di alloggi per i residenti sia la definizione di limiti per le piattaforme di affitto brevi come Airbnb.

 

Il peso della crisi abitativa su residenti e imprenditori

 

La decisione di vietare Airbnb ad Atene ha generato opinioni contrastanti. Da un lato, i residenti accolgono con favore la moratoria, vedendola come una possibilità di trovare alloggi più accessibili. Dall’altro, gli operatori turistici e i piccoli proprietari temono un calo delle entrate economiche.

Secondo molti economisti, il problema non riguarda solo Atene, ma è comune in molte città europee. Barcellona, Berlino e Amsterdam hanno già imposto regolamentazioni stringenti sugli affitti brevi per bilanciare l’economia turistica con le esigenze abitative locali. Tuttavia, Atene è stata particolarmente colpita, perché il suo mercato immobiliare era già fragile a causa della crisi economica del decennio scorso.

Imprenditori e proprietari dovranno adattarsi rapidamente al nuovo scenario. Alcuni stanno considerando di convertire le loro proprietà in affitti a lungo termine, mentre altri stanno valutando di diversificare i loro investimenti per mitigare le perdite.

Cosa vuole ottenere Atene vietando Airbnb?

 

La scelta di vietare Airbnb ad Atene per un anno rappresenta soprattutto una risposta politica a una pressione sociale crescente. La crisi abitativa nella capitale greca ha scatenato proteste tra i residenti, molti dei quali non riescono più a permettersi un alloggio a prezzi accessibili. La moratoria vuole inviare un segnale chiaro: le necessità abitative dei cittadini hanno la priorità rispetto agli interessi economici legati al turismo e agli affitti brevi. Tuttavia, l’effettivo impatto economico di questa decisione è ancora incerto e ci chiediamo se sia stata fatta un’analisi costi/benefici.

Il governo intende dimostrare di saper rispondere con fermezza alle disuguaglianze create dal mercato immobiliare, cercando al contempo di ottenere consenso politico. Ma è difficile prevedere se la moratoria riuscirà a bilanciare gli interessi in gioco senza danneggiare eccessivamente l’economia locale. Gli affitti brevi hanno portato significativi benefici economici ad Atene, alimentando il settore turistico e incrementando le entrate di migliaia di proprietari. Bloccarli potrebbe avere effetti collaterali, sia per i piccoli imprenditori che per l’indotto turistico. La scommessa del governo è che il ritorno di più case nel mercato a lungo termine compensi eventuali perdite nel breve periodo, ma è un risultato tutt’altro che garantito.

Questa mossa politica, quindi, si pone come un esperimento: un tentativo di stabilire nuove regole per il mercato immobiliare, anche se non è ancora chiaro se il suo impatto economico sarà positivo o negativo. L’anno di moratoria servirà a raccogliere dati, valutare le conseguenze e definire strategie di regolamentazione più equilibrate per il futuro.

Nei prossimi mesi sarà cruciale monitorare l’efficacia di questa misura. Se l’esperimento avrà successo, potrebbe diventare un modello replicabile in altre città che, come Atene, stanno cercando di risolvere i problemi causati dagli affitti brevi non regolamentati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *