La Cina ammonisce otto società della sharing economy. Giovedì 3 Giugno, l’autorità di vigilanza del mercato cinese (SAMR) ha richiesto a otto società della sharing economy di migliorare la conformità alle norme e standardizzare i prezzi e le pratiche di concorrenza.

La sezione della supervisione dei prezzi dell’anti-monopolio della SAMR ha avuto dei colloqui con le aziende nazionali della Sharing Economy. Tra queste figurano alcune aziende del bike sharing come Hellobike di proprietà di Alibaba, Qingju e Meituan di Didi Chuxing. Tra quelle del powerbank sharing figurano società come Xiaodian e Jiedian.

Sono state rilevate pratiche improprie nel settore della sharing economy.  Per lo più si tratta di prezzi poco chiare e senza uno specifico standard. Pertanto, secondo i funzionari, le imprese sono tenute a migliorare la loro conformità e standardizzare le pratiche sui prezzi e sulla concorrenza.

Secondo il China Sharing Economy Development Report pubblicato dallo State Information Center (SIC) a febbraio, nel 2020 la sharing economy cinese ha raggiunto circa 3,38 trilioni di yuan (527,7 miliardi di dollari) di transazioni. La crescita su base annua è di circa il 2,9%.

 

Gli aumenti:

 

A partire da quest’anno sono emerse lamentele sull’aumento dei prezzi nel settore della sharing economy. Ad esempio, il prezzo di una corsa col bike sharing è passata da 0,5 yuan (0,008 dollari) all’ora a un massimo di 3 yuan. Sulla stessa linea, una carica al powerbank sharing è passato da essere gratuito a  4 yuan all’ora. Un singolo power bank può essere acquistato per quasi 30 yuan sulle piattaforme di e-commerce.

 

 

Il risultato del rialzo dei prezzi si vede sui ricavi e sui profitti delle aziende. In fase di IPO su Wall Street, la società di power bank, Guaishou Chongdian (o Energy Monster), ha dichiarato entrate per 2,809 miliardi di yuan nel 2020.  Ha generato un aumento del 38,9% rispetto a 2,02 miliardi di yuan nel 2019.

 

Strategie aggressive

 

Gli analisti hanno affermato che il mercato della Sharing Economy è cambiato e ora è dominato da alcuni attori. La maggior parte di loro ha avuto politiche aggressive. Pur di conquistare quote di mercato, sono andate in rosso con lo scopo finale di eliminare la concorrenza per poi aumentare i prezzi. Una strategia già vista qualche anno fa in Cina con la fallimentare esperienza del bike sharing.

Nell’avviso si legge:

Le imprese del settore devono agire in conformità con le disposizioni della legge sui prezzi e seguire i principi di equità, giustizia, legalità, onestà e credibilità e stabilire un buon ordine dei prezzi di mercato. In conformità con le disposizioni della legge antimonopolio, le società devono stabilire un solido meccanismo a lungo termine per la partecipazione equa alla concorrenza di mercato. Le aziende dovrebbero attuare rigorosamente la responsabilità principale delle imprese, migliorare le regole di governance interna, rendere le regole sui prezzi più aperte e trasparenti e accettare di buon grado il controllo pubblico” [Global Times]

Secondo i requisiti del SAMR, le imprese di condivisione dovrebbero apportare rettifiche in base alle leggi e ai regolamenti pertinenti e presentare i rapporti di rettifica entro 30 giorni dalla ricezione delle istruzioni amministrative.

Anche se la Cina ammonisce otto società della sharing economy afferma però anche il ruolo positivo della sharing economy in Cina. Soprattutto per la sua capacità di rispondere ai bisogni dei consumatori, favorendo la ripresa dei consumi domestici e fornendo servizi pubblici con alcuni benefici universali.

 

Crescita del 10% annuo

 

Nel 2020, il tasso di crescita della sharing economy è diminuito significativamente a causa dell’impatto della pandemia. Considerando la possibile forte ripresa macroeconomica, si prevede che il tasso di crescita aumenterà in modo significativo nel 2021 per raggiungere il 10-15%. Secondo il rapporto SIC, la sharing economy cinese dovrebbe crescere a un tasso medio annuo di oltre il 10% nei prossimi cinque anni.

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