Col Decreto Crescita in arrivo nuove regole per Airbnb e l’home sharing. Si tratta del codice identificativo e la riscossione della cedolare secca.
Col Decreto Crescita sono in arrivo nuove regole per Airbnb in Italia. Contro le diffuse pratiche di elusione o evasione fiscale nel settore dell’home sharing, è stato presentato dai relatori Giulio Centemero (Lega) e Raphael Raduzzi (Movimento 5 stelle) un pacchetto di emendamenti al Decreto Crescita. Le novità contenute dagli emendamenti rappresentano un tentativo di regolamentazione del settore dell’home sharing e degli affitti brevi.
Le nuove regole per Airbnb e dell’home sharing in generale sono principalmente due:
- codice identificativo
- raccolta della cedolare secca sulle locazioni brevi
Codice identificativo:
Secondo il nuovo testo di legge chi mette in affitto la propria abitazione o anche solo una stanza o qualsiasi altra tipologia di struttura ricettiva avrà l’obbligo dotarsi di un codice alfanumerico e a iscriversi nella nuova banca dati presso il ministero del Turismo e delle Politiche agricole.
Il codice dovrà essere indicato negli annunci sulle piattaforme on-line come Airbnb, Booking o Homeaway e presso le tradizionali agenzie di intermediazione immobiliare. Qualora non si pubblicasse il codice identificativo sono previste sanzioni tra i 500 e i 5000 euro.
A questo punto l’Agenzia delle Entrate potrà accedere alla banca dati del ministero del Turismo e delle Politiche Agricole. In tal modo potrà effettuare i controlli e verificare eventuali anomalie in fase di dichiarazione dei redditi.
Oltre all’Agenzia delle entrate il tracciamento col codice identificativo, permette ai Comuni di verificare le presenze dei turisti per combattere l’evasione della tassa di soggiorno.
Secondo il Ministro Centinaio si tratta di “una novità che risponde alle resistenze dei colossi del settore, contrari all’idea che dovessero essere loro a farsi carico di questa processo di tracciamento”.
Raccolta della cedolare secca sulle locazioni brevi
Altra novità è la raccolta della cedolare secca. Le piattaforme on-line non potranno più rifiutarsi di raccogliere la cedolare secca al 21%. Si tratta di uno strumento introdotto dall’ex governo Gentiloni che prevedeva, per gli intermediari immobiliari, l’obbligo di raccolta al momento del pagamento dell’affittuario, di una cedolare secca del 21%.
Airbnb ha sempre sostenuto di non essere sostituto di imposta e ha sempre rifiutato di svolgere questo genere di ruolo. Il Tar del Lazio con la sentenza n. 2207/2019 ha respinto questa tesi.
Infine arriva per Airbnb la vera mazzata col Decreto Crescita. Infatti si sancisce fiscalmente la responsabilità in solido del soggetto residente nel territorio italiano facente parte dello stesso gruppo degli esercenti di attività di intermediazione immobiliare tramite portali telematici dell’attività effettuazione e il versamento della ritenuta sull’ammontare dei canoni e corrispettivi.
In altre parole le filiali italiane, delle diverse piattaforme on-line straniere, saranno i soggetti responsabili della riscossione della cedolare fissa in quanto ritenuti responsabili in solido.
Le nuove regole per Airbnb obbligano pertanto la piattaforma:
- a comunicare all’Agenzia delle Entrate i contratti di affitto brevi anche se la legge non prevede l’obbligo di registrazione per contratti inferiori ai 30 giorni
- applicare una ritenuta del 21% sul canone di locazione al momento del pagamento
E’ bene ricordare che attraverso la cedolare secca il reddito derivante dagli affitti brevi non concorre alla formazione del reddito imponibile ma è tassato separatamente al 21%.
Nuove regole per Airbnb. Un bene o un male?
L’attività di home sharing sta riscuotendo ovunque successo e si sta evolvendo. I diversi stati preoccupati da fenomeni di elusione o evasione fiscale son corsi ovunque ai ripari. Così nascono nuove regole per Airbnb un po’ ovunque. Dal Giappone a Berlino i politici danno battaglia a Airbnb. Si tratta di un fenomeno globale e che interessa in particolar modo le metropoli. Ne avevamo parlato nell’articolo La rivolta delle città contro Airbnb. Cosa c’è di sbagliato?
L’adozione del codice identificativo da parte dell’Italia si accoda a quanto già fatto nelle diverse metropoli e in stati come la Francia e la Gran Bretagna.
Sicuramente, come in ogni attività economica, l’adozione di nuove regole per Airbnb può essere un fatto che ne limita il raggio d’azione. E’ altre sì vero che gli intenti iniziali della piattaforma, con l’evolversi del settore, sono cambiati e son diventati qualcos’altro. Spesso non ci troviamo più difronte al singolo utente che per arrotondare mette in affitto una stanza della propria casa. Nascono nuove professionalità e nuove imprese. Avevamo visto l’esempio di Keesy che è un’azienda che nasce con l’intento di automatizzare il processo di check-in ma anche di semplificare la vita dell’host dal punto di vista burocratico.
Siamo spesso piuttosto refrattari difronte a nuovi vincoli e nuove norme ma a volte le nuove regole possono essere quello strumento che fa evolvere un settore e renderlo ancor più proficuo per una comunità, tutto dipende dall’intelligenza del legislatore.